Lo stress: come trasformarlo in un’arma vincente?

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Lo stress, ma soprattutto la sua corretta gestione: un argomento che di questi tempi è decisamente in auge.

Si, perché svariati studi dimostrano quanto le persone siano mediamente stressate, con tutti i danni che ne conseguono.

Lo stress però non è il male assoluto.

Anzi, non solo ha “radici” assolutamente positive, ma se ben gestito ed utilizzato può fare la differenza e diventare una vera arma vincente.

Ecco anche perché la gestione dello stress rientra tra le soft skill che ci permettono la crescita personale, il miglioramento delle prestazioni ed una interazione migliore e più sana con l’ambiente e le persone che ci circondano.

Cos’è lo stress e come nasce?

Lo stress tecnicamente è la reazione di un organismo nel momento in cui viene rilevato uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione.

Più precisamente si parla di sindrome generale di adattamento (o SGA), cioè una stimolazione fisiologica e mentale tesa ad adattarsi a un cambiamento nell’ambiente, focalizzata a ristabilire un nuovo equilibrio interno conseguente all’esposizione a fattori di stress.

La reazione generata dall’evento stressante (denominato anche stressor) stimola molteplici sistemi così da incrementare la possibilità di successo di tale reazione.

La capacità di adattamento.

Abbiamo detto che lo stress rappresenta la capacità individuale di adattamento a situazioni e stimoli (i già citati stressor).

Trattandosi di capacità individuale non è uguale per ogni individuo né in qualsiasi momento.

Va da sé, quindi, che non è possibile identificare “regole” che si adattino a qualsiasi persona ed a qualsiasi situazione o evento nella sua capacità di adattamento.

Possiamo però identificare tre categorie di fattori che influenzano tale capacità:

Caratteristiche qualitative.

Con caratteristiche qualitative si indicano le risorse personali di una persona.

Tra queste possiamo citare, ad esempio, il livello culturale, la posizione sociale ed economica e le caratteristiche della sua personalità.

Rientrano in questa categoria anche altri fattori che influenzano la risposta ad un evento stressante, quali:

  • la percezione soggettiva dell’evento in uno specifico momento;
  • l’interesse individuale al raggiungimento di un dato risultato;
  • un alto livello di benessere e soddisfazione personale;
  • altri elementi soggettivi quali i sentimenti personali, il luogo o le condizioni nell’ambito dei quali l’evento si genera, eccetera.

Caratteristiche quantitative.

Le caratteristiche quantitative sono tutte collegate al tempo.

Possiamo quindi includere in questa categoria l’età dell’individuo, la durata di esposizione all’evento, il tempo di reazione della persona a tale evento nonché il tempo necessario affinché l’adattamento possa dirsi concluso.

Capacità individuali.

Questa categoria include caratteristiche sia di tipo qualitativo che quantitativo ed ha molto a che fare con le capacità mentali ed intellettuali dell’individuo.

Consideriamo in questo caso la conoscenza dei singoli eventi e della loro gravità, o ancora la possibilità o impossibilità di prevedere il verificarsi di un determinato evento.

Reazione allo stress: le fasi della sindrome generale di adattamento (SGA).

Al verificarsi di un evento si avvia la SGA, nella quale possiamo distinguere tre fasi.

Allarme.

L’individuo percepisce lo stressor.

Non appena il processo di adattamento si avvia (non è una reazione immediata) l’organismo mette in atto meccanismi fisici e mentali per far fronte all’evento.

Pensiamo ad esempio alla frequenza cardiaca e respiratoria accelerate, ad un eventuale rialzo della pressione sanguigna, alla contrazione dei muscoli, eccetera.

Resistenza.

Il processo di adattamento raggiunge l’apice nel tentativo di contrastare l’evento che l’ha generato e l’individuo rimane in quella situazione per tutta la durata dell’evento (con ovvie ripercussioni sulle sue risorse mentali e fisiche).

Recupero (o esaurimento ☹).

Completato il processo adattativo e fronteggiato o eliminato lo stressor il ciclo si conclude.

Capita invece che lo stressor non venga eliminato né tanto meno fronteggiato adeguatamente.

In questo caso il processo adattativo si prolunga e, in assenza di una conclusione favorevole della reazione, può generare conseguenze negative sull’individuo fino all’insorgenza di patologie.

C’è stress e stress…

Come abbiamo visto lo stress non è di per sé qualcosa di negativo e infatti possiamo distinguerlo in:

 

⓵ stress positivo o eustress

Lo stress positivo è il risultato di stimoli di varia natura che permettono di migliorare la propria capacità di adattamento.

Quindi una vera energia positiva, che può permetterci di raggiungere con più facilità un obiettivo.

 

⓶ stress negativo o distress 

Lo stress negativo è invece generato da stressor che sovraccaricano i nostri vari sistemi (cardiocircolatorio, gastrointestinale, endocrino, eccetera) portandoli al limite e, nei casi più gravi, al punto di rottura.

Caratteristiche distintive di distress sono anche:

  • il perdurare dello stato di “allarme” generato dagli stimoli stressanti che rimane attivo anche dopo che tali stimoli sono cessati;
  • la produzione di una reazione sproporzionata ad uno o più stressor di entità comunque contenuta.

 

Riassumendo.

In estrema sintesi la capacità di vivere un evento stressante non come un pericolo ma come un’opportunità dipende dalla percezione che ne abbiamo in quel dato momento e dalle risorse che abbiamo (o riteniamo di avere) a disposizione per fronteggiarlo.

Se questa percezione è a nostro favore vivremo l’evento come uno stimolo ed una motivazione verso il nostro obiettivo piuttosto che come disagio e pericolo.

Questo è un evidente segnale che stiamo vivendo lo stress in modo corretto, cioè traendone vantaggio!

Come aumentare l’eustress e tenere sotto controllo il distress?

Questa è quindi la vera domanda alla quale rispondere.

Perché se l’eustress è lo stress che ci fa bene dobbiamo tentare di incrementarlo.

Al contrario, essendo il distress deleterio per la nostra salute l’obiettivo è limitarlo o almeno tenerlo sotto controllo.

Eustress: come aumentarlo?

Due sono gli elementi principali che possono aiutarci a migliorare il livello di eustress.

⓵ Dobbiamo innanzi tutto imparare a distinguerlo dal distress.
Molto semplicemente, se lo stimolo che affrontiamo ci spinge e ci motiva è eustress, se ci crea disagio o pressione è distress.

⓶ In secondo luogo dobbiamo impegnarci a fissare obiettivi sfidanti ma realistici (quelli che personalmente definisco obiettivi raggiungibili).
Aspettative troppo alte o addirittura irrealizzabili non farebbero che metterci in difficoltà, quali che siano motivazione ed impegno impiegati.
Una sfida impegnativa ma alla nostra portata, invece, ci metterà alla prova ma non ci opprimerà.

I vantaggi dell’eustress.

Al di là di una salute migliore ed in generale di un livello di benessere più elevato, tra i vantaggi dell’eustress possiamo citare:

  • la possibilità di sviluppare nuove competenze;
  • l’aumento della produttività e della capacità di concentrazione;
  • il rafforzamento della resilienza psicologica, della motivazione e della sicurezza in se stessi;
  • l’incentivo alla crescita ed al miglioramento personale;
  • il miglioramento dell’umore e dell’energia personale derivanti da una migliore condizione psico-fisica;
  • la stimolazione della creatività.

Le conseguenze dello stress negativo.

L’impossibilità di gestire in maniera opportuna il distress può avere serie conseguenze, quali:

  • aumentata probabilità di sviluppare malattie fisiche quale conseguenza della diminuzione delle difese immunitarie e/o del malfunzionamento degli organi, entrambe conseguenza dello stress prolungato sull’organismo;
  • maggiore probabilità di sviluppare malattie mentali (attacchi di panico, disturbi d’ansia, depressione, eccetera);
  • utilizzo di “soluzioni” negative per fronteggiare lo stress (quali ad esempio il ricorso a sostanze stupefacenti o alcool ma anche la dipendenza da cibo e modalità similari che danno l’illusione di alleviare lo stress ma che in realtà complicano ulteriormente la situazione).

Quando è troppo, è troppo: il burn-out.

Il sovraccarico di distress può portare ad un punto di rottura conosciuto come burn-out.

Il burn-out è stato inizialmente attribuito esclusivamente a professionisti ed operatori impegnati in professioni di aiuto o che implicano frequenti contatti con persone e situazioni disagiate.

In italiano è infatti conosciuto anche come sindrome da esaurimento professionale.

Purtroppo con il tempo la definizione è stata ampliata ed estesa anche a chi non opera in questi settori specifici.
Si riferisce pertanto a tutti i contesti professionali e lavorativi che comportano condizioni di lavoro molto stressanti ed impegnative.

Chiedere aiuto.

Cosa fare in presenza di segnali che indicano uno squilibrio tra eustress e distress che potrebbe raggiungere livelli preoccupanti?

Il consiglio è sempre uno: rivolgersi a professionisti che possano aiutarci a controllare e gestire lo stress, disinnescando eventuali situazioni che alla lunga diventerebbero pericolose per il nostro benessere psico-fisico.

Come limitare e tenere sotto controllo il distress.

Ci sono alcuni accorgimenti che possiamo utilizzare per contrastare livelli di stress troppo elevati.

Tra gli esempi più comuni possiamo citare:

  • utilizzare tecniche di rilassamento mentale e fisico;
  • impegnarsi in attività che riteniamo piacevoli (ascoltare musica, svolgere attività sportiva o altre attività sociali, in generale qualsiasi cosa che riteniamo appagante e rilassante);
  • programmare pause durante le quali sospendere temporaneamente le attività (sia personali che professionali), ricaricando le energie per quando dovremo riprendere ad occuparcene;
  • tra le pause può essere utile includere anche momenti completamente “vuoti”, cioè per i quali non prevediamo alcun impegno o attività (anche se piacevole);
  • riconoscere i pericoli della digitalizzazione e della costante reperibilità e mettere in atto tutte quelle azioni che possono permetterci di “staccare”;
  • gestire correttamente lo smart working, una modalità di lavoro che comporta svariati vantaggi ma anche varie trappole che è bene conoscere ed evitare;
  • raggiungere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, limite assolutamente soggettivo che richiede quindi una ricerca individuale e personalissima;
  • affidarci all’ordine ed all’organizzazione per gestire le nostre giornate in maniera meno problematica;
  • programmare una corretta gestione del tempo che ci permetta di:
    • assegnare correttamente priorità alle varie attività delle quali dobbiamo occuparci
    • farci carico solo di alcune attività, eliminando i lavori inutili e delegandone altri
    • imparare a rifiutare o a posticipare lo svolgimento di alcune attività
    • N.B.: trattandosi di materia per me fondamentale per la sopravvivenza, su questo argomento ho scritto svariati articoli, non puoi non approfittarne cercandoli nel mio blog!
  • stabilire confini che ci permettano di gestire le nostre relazioni in maniera più sana;
  • condividere le nostre emozioni con altri: che siano parenti, conoscenti oppure professionisti, parlare dei problemi di stress che ci troviamo eventualmente ad affrontare può essere il modo migliore per cambiare direzione verso uno stile di vita più salutare.

Quanto sopra è solo un piccolo esempio di ciò che potrebbe aiutarci nella gestione e riduzione del distress.

In realtà la lista potrebbe continuare all’infinito, perché la verità è che possiamo utilizzare a questo scopo qualsiasi attività (sana, inutile dirlo…) che in noi produce lo stesso risultato.

I miei salva-vita.

A tale scopo ecco che svelo gli accorgimenti (non in ordine di preferenza) che di norma utilizzo quando lo stress sembra sommergermi e sento un enorme “non ce la faccio!!!” che sale dallo stomaco:

1. ordine e organizzazione

Si, so che deluderò i sostenitori del disordine creativo, ma in linea generale ordine e organizzazione mi permettono di gestire di più con meno risorse.

Il che, quando le risorse sono sproporzionate rispetto agli impegni, è assolutamente un toccasana.

2. inattività temporanea

Nei momenti particolarmente impegnativi mi impongo di fermarmi e di non fare assolutamente niente per un determinato periodo di tempo.

Per quanto ogni 30 secondi abbia la tentazione di lanciarmi nuovamente a capofitto nelle cose da fare, questi momenti di inattività forzata mi permettono di resettare la mente in subbuglio.

In questo modo riesco a riportare gli impegni da svolgere al livello del “si può fare”.

3. dire di no (agli altri ma anche a me stessa)

A volte sono troppo permeabile alle richieste di chi mi circonda ma anche alla Signorina Rottenmeier che vive in me e che pretende di occuparsi di tutto, ma proprio di tutto!

Dire di no mi permette di rallentare e di riprendere fiato.

Il risultato è che posso focalizzarmi su ciò che è realmente necessario ed importante, lasciando da parte ciò che può essere svolto in un momento diverso o addirittura da altri.

4. uno alla volta

Quando il pensiero di non farcela diventa troppo pressante dico a me stessa (immaginate la vocina – autoritaria – nella testa) che non posso fare tutto e tutto insieme.

Devo invece iniziare una singola attività, finita la quale passerò alla successiva, e via di questo passo.

Nonostante la sua ovvietà, personalmente trovo quest’ultimo accorgimento particolarmente utile (e difatti è quello che utilizzo nei momenti più complicati e sfidanti).

In quei momenti lo stress non mi permette di pensare razionalmente, altrimenti capirei che, a prescindere dal numero di impegni dei quali devo occuparmi (e magari anche dalla loro contemporanea urgenza ed importanza), non mi è materialmente possibile gestire più cose contemporaneamente.

Tutto ciò che faccio, quindi, è costringermi a ritrovare la ragione anziché farmi prendere dal panico.

E ritrovata la lucidità…testa bassa e lavorare!

Campionessa di stress, con gli anni ho imparato, se non a vincerlo, almeno a tenerlo sotto controllo affinché non raggiunga livelli deleteri.

Un colpo al cerchio, un colpo alla botte, e ogni volta riusciamo a portare a casa il risultato!

E tu?

Riesci a volgere lo stress a tuo vantaggio?

Se si, come (se ti va di condividere i tuoi segreti)?

Lascia un commento oppure contattami per un confronto su questo argomento così complicato ma importante.

Grazie e a presto.

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